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Pubblicato:

30 Maggio 2025

Aggiornato:

30 Maggio 2025

“Scontro e sprint: la maggioranza corre sulle riforme di sicurezza, giustizia e premierato”

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“Scontro e sprint: la maggioranza corre sulle riforme di sicurezza, giustizia e premierato”

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Sprint su sicurezza, giustizia e premierato: è scontro

La maggioranza si rinsalda e prova a correre sul binario delle riforme. Il vertice di lunedì tra la premier Giorgia Meloni e i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini ha sortito i suoi effetti. A testimoniarlo non c’è soltanto l’accelerazione sul decreto legge Sicurezza, che dopo il disco verde di ieri alla Camera con 163 sì, 91 no e un’astensione approderà in Senato martedì con una tabella di marcia serratissima (solo tre ore nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia per arrivare in Aula alle 17). Il segnale della compattezza arriva anche dalla richiesta del centrodestra alla conferenza dei capigruppo di inserire nel calendario di luglio dell’assemblea di Montecitorio i Ddl costituzionali bandiera: separazione delle carriere e premierato.

Tutti accontentati, dunque, almeno sulla carta. La Lega, innanzitutto, che incassa il passo più concreto: la conversione in legge del provvedimento sulla sicurezza attesissimo dalle forze dell’ordine, che introduce 14 nuovi reati e nove aggravanti. Il risultato, agli occhi del Carroccio, compensa almeno in parte lo stallo sull’autonomia differenziata. Vano l’ostruzionismo, il «filibustering», delle opposizioni. «È uno sfregio giuridico che ci porta più indietro dei tempi del Codice Rocco fascista», tuona la segretaria dem Elly Schlein, mentre sempre dal Pd Federico Fornaro commenta amaro: «Non resta altro alle opposizioni che usare il proprio corpo e la propria voce». «Giorgia Meloni pensa di blindare il Governo cercando di reprimere il dissenso», sostiene il leader M5S Giuseppe Conte. Domani torna la piazza contro il Dl, insieme a un altro corteo promosso dai movimenti per l’abitare: a Roma sono attese oltre 20mila persone.

Mentre alla Camera si vota tra i cartelli “decreto paura” e un coro di “vergogna”, risuona l’eco dello scontro tra il governo e il Consiglio d’Europa, che ha accusato l’Italia di non affrontare con serietà il problema della «profilazione razziale» da parte delle forze dell’ordine. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, riceve il capo della Polizia Vittorio Pisani. Un segnale per ribadire stima e fiducia nel lavoro degli agenti. Salvini torna all’attacco dell’organizzazione: «Si dovrebbero vergognare. Altro ente inutile che costa ai cittadini europei e italiani per produrre in cambio ca…ate».

Forza Italia incassa lo sprint (reale) sulla separazione delle carriere dei magistrati, varato in prima lettura a Montecitorio lo scorso gennaio, che in commissione Affari costituzionali del Senato procede a colpi di “canguro” sugli emendamenti delle opposizioni. L’intenzione è portare il testo in Aula l’11 giugno, in tempo per l’assemblea della Camera a luglio. «Una prepotenza che strozza il dibattito, la magistratura è sotto l’attacco della destra», commenta Peppe De Cristofaro (Avs).

Fratelli d’Italia, dal canto suo, imbraccia «la madre di tutte le riforme», ma per il premierato (approvato in prima lettura dal Senato a giugno 2024) la partita è ancora apertissima: sono molti i nodi tecnici che restano da sciogliere e che fanno dubitare della possibilità reale di uno sbarco in Aula a luglio. L’obiettivo resta comunque quello di arrivare al via libera entro la fine della legislatura.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 30 maggio 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)

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