“Referendum cittadinanza giugno 2025: impatto e prospettive della riforma sulla residenza per ottenere la cittadinanza italiana”
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Referendum cittadinanza giugno 2025: impatto sulle politiche pubbliche e sui potenziali beneficiari
Tra i diversi temi trattati nel referendum dell’8 e 9 giugno, uno dei punti chiave riguarda la revisione del requisito di residenza per ottenere la cittadinanza per naturalizzazione. L’obiettivo è ridurre da dieci a cinque anni il periodo minimo di residenza legale per richiedere la cittadinanza. Secondo le stime del Centro studi e ricerche Idos, questa riforma potrebbe coinvolgere fino a 1,42 milioni di stranieri non comunitari, corrispondenti al 25% dei residenti regolari in Italia.
Normativa attuale
Attualmente, la legge vigente richiede 10 anni di residenza legale e continuativa per ottenere la cittadinanza italiana per i cittadini extra-UE. Il referendum propone di ridurre questo periodo a 5 anni, ripristinando il limite previsto dalla legge del 1912. Questo cambiamento riguarderebbe solo i cittadini extra-UE maggiorenni, mantenendo invariati gli altri requisiti come la conoscenza della lingua italiana, il reddito adeguato e l’assenza di motivi legati alla sicurezza.
Chi potrebbe beneficiare
Secondo le analisi dell’Idos, circa 1,42 milioni di stranieri potrebbero beneficiare della riforma, di cui 1,136 milioni sono adulti con permesso di soggiorno di lungo periodo e 284mila sono minori. Tuttavia, i cittadini UE e coloro provenienti da Paesi che non riconoscono la doppia cittadinanza sarebbero esclusi da questa possibilità.
Barriere economiche
Anche in caso di esito favorevole, il possesso di un reddito adeguato rimane una barriera per molti stranieri che potrebbero non accedere alla cittadinanza. Secondo l’ISTAT, fino a 700mila persone potrebbero essere escluse per motivi economici, considerando anche il costo della procedura che può arrivare a 600 euro. Questo potrebbe configurarsi come una forma di discriminazione indiretta basata sul reddito.
Implicazioni per la Pubblica Amministrazione
L’approvazione del referendum comporterebbe un aumento significativo delle richieste di cittadinanza, con conseguenti impatti sull’apparato amministrativo. Gli uffici territoriali del Governo e le anagrafi comunali dovrebbero essere pronti ad affrontare un maggior numero di pratiche, potenziando organici e strumenti digitali per garantire tempi di risposta adeguati.


